Quando Irene e Alessia, le padrone di casa del salottino
Cipria e Merletti hanno annunciato la loro interessante iniziativa de
Le Due Settimane delle Sorelle Bronte, non ho potuto fare a meno di pensare ad una delle biografie più belle che abbia mai letto: La vita di Charlotte Bronte di Elizabeth Gaskell. Una scrittrice tra le più amate ancora oggi che narra, o meglio, documenta ( non c'è nulla infatti, a mio avviso, di romanzato in questa biografia) gli eventi più significativi della vita di un'altra delle scrittrici più amate della Letteratura Inglese, Charlotte Bronte: una donna che tratteggia con pochi, decisi, quasi impersonali tocchi una donna che non avrebbe potuto essere più diversa da lei. Moglie appagata e madre felice ( a cui non fu però risparmiata la perdita di un figlio) l'una, complessa, tormentata e tragica l'altra.
Il libro inizia con la descrizione della cittadina di Keighley con le sue ciminiere e il loro fumo, presso cui si trovano Haworth e la Canonica di Haworth, la casa dei Bronte. Nonostante il tono didascalico e impersonale, è impossibile non avvertire un profondo senso di angoscia. Vengono descritti anche il piccolo cimitero e la chiesa del cimitero, piuttosto spoglia ed insignificante che però presenta una lapide con il tragico elenco delle perdite che l'ormai vecchio Reverendo Bronte dovette subire prima di raggiungere la moglie e i suoi sei figli. Lui, di famiglia modesta ma determinato ed ambizioso, nonché di indiscutibile bellezza, aveva sposato a trentacinque anni Maria Branwell, originaria della selvaggia Cornovaglia, ventinovenne minuta e quieta, non bella ma molto elegante. Lei gli aveva dato, in rapida successione, Maria ed Elizabeth, poi Charlotte, Patrick Branwell, Emily e Anne, compromettendo per sempre la sua salute. Poichè il marito non provava molta simpatia per l'infanzia, si trovò sola nel gestire il lavoro che una così numerosa famiglia comportava. Morì a 39 anni, dopo soli dieci anni di matrimonio.
Che dire poi dei lutti successivi: le sorelle maggiori, Maria ed Elizabeth, morte rispettivamente a dodici e undici anni a causa delle terribili condizioni in cui avevano vissuto nell'educandato dove erano state mandate a completare la loro istruzione ( come non riconoscerle nel personaggio di Helen Burns in Jane Eyre! ); il fratello Patrick Branwell, per finanziare gli studi del quale Charlotte e Emily erano state costrette ad accettare un lavoro come istitutrici ( progetto abbandonato ben presto da Emily, per cui era impossibile vivere lontano dall'amata brughiera ) dotato, forse, di talento, ma privo di carattere al punto da lasciarsi coinvolgere in relazioni illecite e terminare la propria esistenza affogando la disperazione nei fumi dell'alcol e dell'oppio. Poi, dopo soli tre mesi, la stessa Emily e, l'anno successivo, anche Anne. Come credere che in quella manciata di anni, 1847, 1848 e 1849, e in questi drammatici frangenti, siano stati scritti romanzi come Cime Tempestose, Agnes Grey e Jane Eyre?
I sei anni successivi furono impiegati dalla sorella sopravvissuta, Charlotte, nella cura dell'anziano padre, nel seguire le successive pubblicazioni dei romanzi propri e delle sorelle e in sporadici e selezionati contatti con altri scrittori dell'epoca, la stessa Gaskell, Thackeray, la Martineau. Il padre che era sempre stato ostile ad un eventuale matrimonio della figlia, accettò infine che ella sposasse Mr Nicholls, che aveva sostituito come curato l'ormai anziano Reverendo Bronte, e che aveva imparato ad amarla negli anni in cui aveva vissuto alla canonica. Elizabeth Gaskell diventa ora sempre più discreta e vaga:
"Da questo momento in poi le sacre porte del focolare
domestico si chiudono sulla sua vita matrimoniale"
Dopo soli nove mesi di matrimonio e dopo una subdola malattia che offusca la gioia e la speranza della gravidanza in atto, Charlotte muore interrompendo per sempre il suo faticoso cammino verso la serenità che lei aveva sempre agognato e che solo da poco aveva intrapreso. Una celebrità per il suo villaggio, al suo funerale è concessa la partecipazione solo di un membro per ogni famiglia, ma non si ha cuore di impedire di essere presenti a due fanciulle, una, sventurata sedotta e poi cacciata che Charlotte aveva protetto e sostenuto, e l'altra, sfortunata cieca che disperatamente implorava di essere guidata attraverso il bosco che la separava dalla canonica per essere presente alle esequie.
La Gaskell, consapevole della propria reticenza, conclude la narrazione delle vicende terrene della sua amica con queste parole:
"Ma io mi allontano dal pubblico critico e privo di simpatia, che giudica duramente perchè ha visto solo in superficie e non ha pensato a fondo. Mi appello a quel pubblico più numeroso e più solenne che sa come guardare alle mancanze e ai difetti altrui con tenera umiltà... A questo pubblico affido la memoria di Charlotte Bronte."
Barbara